Santi Compatroni

SAN BERNARDO martire

Alzira - Valencia - 1180

La sua vita come il martirio, è strettamente legata a quella delle sorelle Grazia e Maria, tutti e tre cistercensi di Alcira in Valencia. Bernardo il cui nome era Hamed, figlio di Almanzor emiro di Carlet nel regno saraceno di Valencia, aveva un fratello maggiore, erede al trono del padre e due sorelle. Venne educato insieme al fratello alla corte di Valencia, mostrando una spiccata sensibilità per gli affari, che il re suo padre gli affidava; accadde che essendo stato inviato in Catalogna per negoziare la liberazione di un gruppo di schiavi, al ritorno smarrì la strada. Dopo aver trascorso la notte in una intricata selva, in cui udì un concerto angelico, si trovò a bussare alla porta del monastero cistercense di Poblet, nella diocesi di Tarragona, uno dei più grandi della Spagna e fondato nel 1151 da Raimondo Berengario IV, principe d’Aragona. Colpito dalla buona accoglienza ricevuta dall’abate, dal vivere modesto ed orante di quei monaci vestiti di bianco, rimase nel monastero per qualche tempo, istruendosi nella fede cristiana, non solo convertendosi perché musulmano, ma emise anche i voti monastici, cambiando il nome di Hamed in Bernardo. Condusse una vita dedita alle elemosine per conto della comunità, operando alcuni miracoli; desideroso di convertire anche i suoi familiari musulmani, si recò prima da una zia a Lérida, avendo la gioia di vederla convertita, poi si recò a Carlet dalle sorelle Zoraide e Zaida e dal fratello Almanzor, nel frattempo succeduto al padre nell’emirato. Le sorelle si convertirono cambiando il nome, Zoraide in Grazia e Zaida in Maria e battezzate. Il fratello Almanzor invece fu preso dal furore e Bernardo fu costretto a fuggire insieme a Grazia e Maria; ma vennero raggiunti ad Alzira e uccisi a colpi di pugnale il 21 agosto 1180, alla presenza del crudele fratello musulmano. I loro corpi vennero sepolti in Alzira, in seguito il re di Aragona, Giacomo I (1213-76), una volta liberata la città dai Mori, fece costruire in loro onore una chiesa, affidandola ai Trinitari. La loro celebrazione ha avuto varie date, secondo l’Ordine Cistercense di Spagna, il 23 luglio, poi il 19 maggio, poi il 1° giugno. Il recente ‘Martyrologium Romanum’ l’ha fissata nel giorno della loro morte, cioè al 21 agosto.

 

SANTA ROSA vergine

Lima - Perù - 1586-1617

Nacque a Lima il 20 aprile 1586, decima di tredici figli. Il suo nome di battesimo era Isabella. Era figlia di una nobile famiglia, di origine spagnola. Quando la sua famiglia subì un tracollo finanziario. Rosa si rimboccò le maniche e aiutò in casa anche nei lavori materiali. Sin da piccola aspirò a consacrarsi a Dio nella vita claustrale, ma rimase «vergine nel mondo». Il suo modello di vita fu santa Caterina da Siena. Come lei, vestì l'abito del Terz'ordine domenicano, a vent'anni. Allestì nella casa materna una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india. Dal 1609 si richiuse in una cella di appena due metri quadrati, costruita nel giardino della casa materna, dalla quale usciva solo per la funzione religiosa, dove trascorreva gran parte delle sue giornate a pregare ed in stretta unione con il Signore. Ebbe visioni mistiche. Nel 1614 fu obbligata a trasferirsi nell'abitazione della nobile Maria de Ezategui, dove morì, straziata dalle privazioni, tre anni dopo. Era il 24 agosto 1617, festa di S. Bartolomeo.

 

 

SAN CASSIANO martire

secolo V

Le notizie più antiche su Cassiano sono riferite da Prudenzio, nei primi anni del V secolo. Nel suo viaggio verso Roma, Prudenzio si ferma a Forum Cornelii (Imola) e venerò le spoglie del martire, custodite in un sarcofago al di sopra del quale erano raffigurati alcuni episodi del martirio. Non si conosce l’anno del martirio né la pena subita. Non è considerata attendibile la versione tramandata da Prudenzio, secondo il quale Cassiano, che esercitava la professione di insegnate, sarebbe stato condannato ad essere ucciso dai suoi stessi allievi con gli stiletti usati per incidere le loro tavolette. Se fosse vera questa tradizione bisognerebbe pensare ad un martirio subito non ad opera di un magistrato romano, ma nell’ambito di sommosse popolari. Il culto si estese anche a Milano intorno al 450 e in Tirolo, mentre una raffigurazione del santo è presente a Ravenna, in Sant’Apollinare Nuovo.  Nel corso del XII secolo si diffonde un leggenda che fa del Santo l’apostolo di Sabiona, in Tirolo, esiliato a Imola dai pagani, ove subì il martirio narrato da Prudenzio. A Imola la leggenda subisce un’ulteriore corruzione e Cassiano risultò vescovo della città. Agnello (sec. IX) ricorda che sopra la tomba del Santo fu costruita la prima Cattedrale situata fuori dalla città, attorniata da altre costruzioni fino a formare un fortilizio, a cui venne dato il nome di castrum sancti Cassiani. Nel sec. XIII il castrum venne raso al suolo e le reliquie trasferite nella nuova Cattedrale.

 

SANT'ANNA

madre della B. V. Maria

La devozione a S. Anna, Madre della Beata Vergine, che in parrocchia aveva una confraternita che ne curava la devozione, affonda la sua nascita a tempi remoti. E’ difficile dire come la festa di S. Anna abbia preso radici a S. Eulalia, certo è che la festa della titolare ricorre il 10 dicembre e l’inverno costituiva un problema per manifestazioni esterne. Un documento afferma che già veniva ricordata la sua festa con un triduo solenne di preparazione verso la fine del secolo XV. Alla richiesta del pievano Don Sante Piva (datata 1910) di celebrare la festa di S. Anna il vescovo di Padova, Mons. Pellizzo, risponde con una lettera al pievano con la quale afferma di tenere pure il giorno della santa, come giorno di festa esterna, ma di non darvi alcuna importanza liturgica. Le feste liturgiche rimangono legate alle varie memorie dei SS. Martiri che de secoli sono venerati nella Pieve.

 

 

SANTI MARTIRI ROMANI

XVI reliquie insigni

 

Si perde nella notte dei tempi la devozione alle 16 “Reliquie Insigni dei SS. Martiri” che in questo paese della pedemontana trevigiana vengono venerate con particolare devozione dai fedeli. Un figlio illustre di questa terra, di nome frà Raffaello da Sant’Eulalia, donò al proprio paese 16 reliquie insigni di martiri dei primi secoli, 12 delle quali vengono custodite in preziosi reliquiari di vetro di Murano soffiato e 4 (le più antiche) custodite in 4 reliquiari lignei del XVII secolo di ottima fattura. Frà Raffaello, allievo del convento di S. Girolamo dei frati francescani in Asolo “fu teologo insigne e di grande memoria, occupato nei gradi più ragguardevoli della riformata sua religione” (cfr. Historia Serafica, vol. III - p. 619). Dopo aver ricoperto, per due volte, l’ufficio di definitore provinciale dei frati cappuccini della Provincia Veneta di S. Antonio, venne eletto ministro provinciale dal 1665 al 1668, e ministro generale dell’ordine nel 1675, risiedendo quindi a Roma. Non compì il triennio, perché morì nel convento Romano di Santa Maria della Concezione, il 3 settembre 1675.

Non si conosce con esattezza l’anno (o gli anni) dell’arrivo delle reliquie alla Pieve, certo che, nell’Archivio Plebaniale è custodito un documento con sigillo originale del Patriarca di Venezia Gianfrancesco Morosini (1649), che autentica 16 reliquie “insigni” donate dal religioso alla “Plebs Sanctae Larie” provenienti dalla Basilica Romana di Santa Croce in Gerusalemme.

Un ulteriore documento custodito nell’Archivio Plebaniale, con firma e sigillo del card. Gregorio Barbarigo, portante data 28 aprile 1668, conferma la revisione e l’autenticità canonica delle  sedici “Reliquiae Martyrum” di Sant’Eulalia; che, come da richiesta del Cardinale, vengano esposte e portate in processione nell’ultima domenica di luglio insieme a quella della titolare (S. Eulalia – anch’essa martire). La chiesa matrice inoltre custodice, dal 1513, una preziosa reliquia “ex ossibus” di Santa Eulalia Martire, titolare della Parrocchia, la cui festa come da calendario liturgico viene celebrata il 10 dicembre.